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mario momi — luigi molinis — maria pina la marca

I poeti di Pordenone

2011

Un secolo di storia di Pordenone letto attraverso la poesia e i suoi protagonisti.

Un secolo, il Novecento, scandito dalla voce di chi ha amato, sofferto e perfino è fuggito da questa città. Un secolo intrecciato da eventi sociali e culturali ricchi di cambiamenti, illuminato e allo stesso tempo contraddittorio.

Samuele Editore, Fanna (PN)

978-88-903677-7-9

Copertina del libro mario momi — luigi molinis — maria pina la marca

I poeti di questa collana, per la prima volta testimonianza completa e corale del territorio, indicano le caratteristiche dell’animo pordenonese additandone virtù e vizi. La fabbrica, il sesso, il progresso come sintomo e sinonimo della disumanizzazione paventata da Pasolini e, ancora, la memoria e il rimpianto per ciò che il medesimo progresso ha lasciato alle spalle si schiudono qui attraverso il fascino della poesia. Dalla caduta della Bossina alla società multietnica che vive e soffre se stessa, tutto passa attraverso la lente del cantore in un percorso lirico affidato ad autori che a pieno titolo possono definirsi come piccoli momenti artistici della vita. Ecco perché questa collana dovrebbe entrare nelle case di tutti.

Dalla prefazione di Alessandra Santin

[…] ci immergiamo in parole liquide, parole di sangue fluido e pulsante di Maria Pina la Marca, che rivela ciò che quasi più non affiora dal mare piatto dell’esistenza contemporanea. Suo è l’invito ad immergerci più che a galleggiare. Questi tratti densi e brevi ci pongono ad una certa distanza dalla materia poetica per meglio orientarci nel suo senso. […]

Maria Pina la Marca propone un’esperienza poetica quasi oggettiva, un percorso ininterrotto che va dall’intimismo memoriale dell’individuo alla storia personale collettiva spesso incombente e crudelmente intrappolata dal destino, intrisa di corporeità, di finitudine.

La sua visione volutamente parziale riporta il Tempo entro i limiti della cronologia, scandita dai pranzi, dalle stagioni, dai ritmi e dai resti della tragedia umana (veneziana).

Niente appare meno naturale delle regole di cui la storia vive. Niente è meno su misura dei giorni e delle ore, niente è meno silenzioso delle parole che non sappiamo dire (che) giacciono in fondo al cuore e che si assumono, loro malgrado, il compito di conservare il frastuono dei battiti dell’attimo subito passato… non abbiamo ricordi / ma aspri tamburi…

Il sapore del presente secondo il Menù del giorno nutre pensieri impudenti e rivela i numeri di una cabala esistenziale ricca di suggestioni. Un miliardo di granelli di sabbia, / … / per cento baci / non dati / fanno un mare / …

La parola liquida, si diceva, rimane fluida e comprensibile in questo oceano, addomesticata in rotte circolari, femminili, concave, dove il vento srotola storie che le rondini inseguono fino a un muro… secco / dei ricordi / (che) non è stato smantellato / e si resta coperti protetti / difesi ancora un poco.

Almeno per il tempo necessario a dare Senso al Tempo, grazie a parole indomabili, selvagge, infiammate e gratuite, spaventose e inespugnabili della poesia.

Poi, arresi, abbandonati al vivere potremo esultare per questa sottrazione.

CODICI SMARRITI

Flessioni dell’anima

che generano confusione

sbigottimento di fronte

ai codici smarriti

incomprensibile linguaggio

la dolcezza non basta a

comunicare

GIUGNO

Ho distese di terra argillosa

negli occhi

e ciuffi di mais vaganti

e file interminabili di papaveri

rossi

e vecchi casolari deserti

e macchie di rose rampicanti

e miseri salici piangenti

e lontane strutture d’autostrada

e consunti binari trasecolati

RONDINI

Da un ritaglio di finestra

sospese i un cielo senza vento

fra tetti e antenne

si perdono a vista d’occhio

e planano le rondini della memoria


Non più striduli garriti

ma i lunghi silenzi dei naufraghi

HO BEVUTO ALLA FONTE

Ho bevuto alla fonte

dei tuoi occhi

e navigato nell’oceano

delle tue braccia

su pianeti come stelle cadenti

fantasmagoria di luci

abbacinanti

che conducono alla deriva

delle nostre speranze

VENEZIA

Si alza il sipario

su un mare violaceo

con rari uccelli inquieti

in lontananza

e un aereo che atterra placido


Le ciminiere di Marghera

si stagliano in un cielo

sfumato di porpora


Le gru sono spente

come immobili dinosauri

HO SCAVATO LE LUNE

Ho scavalcato le lune

diafane

d’una memoria antica

per arrivare a te

fiore di giunco

dai pensieri appassiti

in primavere d’autunno

FUNAMBOLI DEL CUORE

Mi parli del non amore che vivi

indifferente armadillo corazzato d’egoismo


Lascia che slacci piano

la fibbia dei tuoi desideri


Mi ami lo sento

lo sento dagli occhi

che traboccano d’amore

quando taci


Funamboli del cuore

giochiamo ti prego

nel circo dei sentimenti

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