2012
Lettere d’amore, di affetti, d’amicizia. Nel raccoglierle abbiamo scansato, per quanto possibile, qualsiasi tentazione letterario o sociologica. Anche accettando il rischio inevitabile dell’ingenuità e del luogo comune. Nell’intento condiviso di restituire al lettore un po’ di verità altrimenti perduta.
Samuele Editore, Fanna (PN)
C’è un sottofondo di verità, nella vita, che sembra impermeabile fino all’arte e alla poesia. Sono i dettagli insensati, i particolari fuori contesto, le sensazioni troppo sfumate per avere un nome sul dizionario. Le frasi non storiche. I giorni intercalari. I sentimenti in copia carbone. È grazie a questo sottofondo se ciascuno di noi è qualcosa di più do un semplice personaggio di una storia, se la vita è così stranamente diversa dalla tra ma di un libro. […]
Da che mondo è mondo, l’uomo ha cercato di salvare un po’ di questo nulla per sé stesso e per i propri cari. A tale scopo ha inventato il diario e la lettera. Armi a breve gittata contro l’avanzare dell’oblio. Il diario è quasi per definizione un rifugio segreto, vietato ai lettori; la lettera invece chiede un destinatario, un tu in cui trovare compimento. […]
Ci troviamo dunque di fronte a degli scritti di gente narcisista? Al termine della lettura si può dire di no. La carta da lettere in questo aiuta a scremare. La verità che emerge è infatti un’altra: esistono ancora delle persone che sentono il bisogno di condividere quanto di più bello, di più misero, di più bizzarro e di più dolce capita loro, testimoniando uno degli impulsi fondamentali dell’uomo: la comunicazione. Forse anche per dare esempi di speranza, disillusione, per espiare colpe che (spesso) esistono nelle loro ansie. E il riconoscerle ci fa bene. Ci restituisce un senso d’umanità importante, di un qualcosa di semplice che è necessario e vitale proteggere. […]
Lettere d’amore, di affetti, d’amicizia. Nel raccoglierle abbiamo scansato, per quanto possibile, qualsiasi tentazione letterario o sociologica. Anche accettando il rischio inevitabile dell’ingenuità e del luogo comune. Nell’intento condiviso di restituire al lettore un po’ di verità altrimenti perduta: proposito illimitato che si può affrontare soltanto ponendosi a cuor leggero. Nel percorso superfluo e irripetibile che congiunge un capo all’altro della pagina.
Caro Albino,
la risposta si è fatta un po’ attendere. E me ne dispiace.
La coda del serpente dell’esperienza teatrale oltre che sgradita, mi ha tolto la serenità sufficiente per rispondere a una bella lettera come la tua. Né volevo liquidarla con due parole.
Grazie per le belle cose che dici…riconosco lo stato d’animo da “fiume Piave”, quello che ti rigenera.
E credo anche che questa volta tu abbia capito veramente l’affetto che c’era dietro alle poesie che ti ho dedicato. E la mia perplessità, la richiesta d’aiuto.
“Ogni volta che non so”.
Quando faccio da specchio, ahimè, la gente si spaventa. E fugge. E così è stato anche per te.
“Ora il tempo è scaduto, per l’ignavia del gallo che canta tre volte, per quello che poteva essere e non è stato…” -dici.
[…]
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