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Lettere — a te

2012

Lettere d’amore, di affetti, d’amicizia. Nel raccoglierle abbiamo scansato, per quanto possibile, qualsiasi tentazione letterario o sociologica. Anche accettando il rischio inevitabile dell’ingenuità e del luogo comune. Nell’intento condiviso di restituire al lettore un po’ di verità altrimenti perduta.

Samuele Editore, Fanna (PN)

Copertina del libro Lettere — a te

Dalla prefazione di Guido Cupani e Federico Rossignoli

C’è un sottofondo di verità, nella vita, che sembra impermeabile fino all’arte e alla poesia. Sono i dettagli insensati, i particolari fuori contesto, le sensazioni troppo sfumate per avere un nome sul dizionario. Le frasi non storiche. I giorni intercalari. I sentimenti in copia carbone. È grazie a questo sottofondo se ciascuno di noi è qualcosa di più do un semplice personaggio di una storia, se la vita è così stranamente diversa dalla tra ma di un libro. […]

Da che mondo è mondo, l’uomo ha cercato di salvare un po’ di questo nulla per sé stesso e per i propri cari. A tale scopo ha inventato il diario e la lettera. Armi a breve gittata contro l’avanzare dell’oblio. Il diario è quasi per definizione un rifugio segreto, vietato ai lettori; la lettera invece chiede un destinatario, un tu in cui trovare compimento. […]

Ci troviamo dunque di fronte a degli scritti di gente narcisista? Al termine della lettura si può dire di no. La carta da lettere in questo aiuta a scremare. La verità che emerge è infatti un’altra: esistono ancora delle persone che sentono il bisogno di condividere quanto di più bello, di più misero, di più bizzarro e di più dolce capita loro, testimoniando uno degli impulsi fondamentali dell’uomo: la comunicazione. Forse anche per dare esempi di speranza, disillusione, per espiare colpe che (spesso) esistono nelle loro ansie. E il riconoscerle ci fa bene. Ci restituisce un senso d’umanità importante, di un qualcosa di semplice che è necessario e vitale proteggere. […]

Lettere d’amore, di affetti, d’amicizia. Nel raccoglierle abbiamo scansato, per quanto possibile, qualsiasi tentazione letterario o sociologica. Anche accettando il rischio inevitabile dell’ingenuità e del luogo comune. Nell’intento condiviso di restituire al lettore un po’ di verità altrimenti perduta: proposito illimitato che si può affrontare soltanto ponendosi a cuor leggero. Nel percorso superfluo e irripetibile che congiunge un capo all’altro della pagina.

Caro Albino,

la risposta si è fatta un po’ attendere. E me ne dispiace.

La coda del serpente dell’esperienza teatrale oltre che sgradita, mi ha tolto la serenità sufficiente per rispondere a una bella lettera come la tua. Né volevo liquidarla con due parole.

Grazie per le belle cose che dici…riconosco lo stato d’animo da “fiume Piave”, quello che ti rigenera.

E credo anche che questa volta tu abbia capito veramente l’affetto che c’era dietro alle poesie che ti ho dedicato. E la mia perplessità, la richiesta d’aiuto.

“Ogni volta che non so”.

Quando faccio da specchio, ahimè, la gente si spaventa. E fugge. E così è stato anche per te.

“Ora il tempo è scaduto, per l’ignavia del gallo che canta tre volte, per quello che poteva essere e non è stato…” -dici.

[…]

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