Biografia
Sono nata scrivendo, il cordone ombelicale era la mia prima penna.
Con questa frase ho voluto e voglio sempre ringraziare mia madre, scomparsa a marzo 2015, per tutto ciò che di creativo ho preso la lei. Scrivo da sempre. La prima poesia l’ho scritta a dieci o undici anni, non ricordo più, è passato “troppo” tempo! Parafrasando Totò (che mi piace molto e riesce sempre a mettermi di buonumore quando rivedo i suoi film) potrei dire che “poeti si nasce e io modestamente lo nacqui”. Mi riconosco nella forma espressiva poetica, nella sua asciuttezza, nell’arrivare dove le parole normali non arrivano.
Ho avuto una maestra bravissima, Wilma Ceci, che in quinta elementare ci nutriva a Manzoni e classici vari. Incoraggiava i miei primi tentativi di poetare e spesso mi chiamava a recitare poesie quando venivano in classe da noi le tirocinanti. La commozione che mi prendeva riuscivo a trasmetterla anche fuori. Lei mi prendeva la mano. Così, grazie alla maestra e a suo fratello Antonio, Preside dell’Istituto Magistrale E. Pestalozzi da me frequentato, ho pubblicato il mio primo vero libro di poesie: Funamboli del cuore.
Indovina dove sono?
Vivo in Friuli, a Pordenone, dove ho deciso di trasferirmi, senza la mia famiglia, nel 1977. Volevo la mia libertà, la mia indipendenza, il lavoro. Speravo anche di continuare a scrivere, come avevo fatto per tre anni per un quindicinale della mia città. Ci ho provato, ma senza successo. Dopo tanti anni qui posso dire che mi sento un’anima friul-ese, frutto del connubio del mio sentire, del mio vivere, la mia essenza intrecciata, tra i due diversi mondi: dove sono nata e dove ho scelto di trasferirmi.
Sono single. Non so se è una scelta. Io credo che la scelta, il percorso di vita lo facciamo a monte, con l’Architetto, perciò vivo ciò che ho progettato. Ma questo è un argomento difficile, che non trova spazio nelle righe della mia biografia. Rispondo sempre volentieri alle domande che mi fanno quando presento i miei libri o a quelli che scrivono alla mail: info@mariapinalamarca.it Sapere che sono single spiazza, in genere, chi non mi conosce. Invece chi mi conosce sa che mal si concilia l’essere in coppia col mio innato, fortissimo desiderio di libertà, col non saper scendere a compromessi, col mio bisogno di assoluto. Vivo con tre gatti: Ugo, Mia e Hiro. Ma sono stati preziosi terapeutici compagni di viaggio: Muci, Minou, Lea, Rocco (il gemello di Ugo), Gio. E dire che i gatti non li amavo, ne avevo paura. Ma questa è un’altra storia.
Sono nata in Puglia, a San Severo, nel letto dei miei genitori, come usava in quegli anni. Tirata fuori dalla levatrice, tale Isabella (in dialetto Sabb:lli:n) Palazzo, nel pomeriggio di sabato 10 novembre.
San Severo è una città di circa 50.000 abitanti, grande un po’ come Pordenone, situata proprio al centro del Tavoliere, la parte piatta della provincia di Foggia, tra il Gargano e il suo monte Calvo di 1056 metri e il subappennino dauno, al confine con la Campania.
Quand’ero piccola il paese era prevalentemente agricolo. Oggi le cose sono cambiate. San Severo rimane il mio luogo del cuore per eccellenza, come il seme della matrioska, la miniera dalla quale ricavo tutto ciò che poi diventa versi. O brevi racconti. Alla mia terra ho dedicato molte poesie, alcune dei quali sono nel libro Geografia dei luoghi amati.
A diciassette anni, quand’ ero alle superiori, ho collaborato scrivendo per il quindicinale Il Corriere di San Severo e anche per il settimanale Momento Sud, la cui redazione era a Foggia. Il tutto grazie alla professoressa di latino, Gianna Sorgente, che sapeva del mio desiderio di diventare giornalista.
Qui a Pordenone dal 2005 a tutt’oggi collaboro alla rivista Eventi, per la quale, in passato, ho curato anche i supplementi speciali de Le giornate del cinema muto, rassegna cinematografica che ogni anno attira a Pordenone appassionati cinefili e giornalisti da tutto il mondo. Ho scritto molti racconti, in buona parte inediti. Uno di questi, Trascent, (che in dialetto sanseverese significa “che entra”), si riferisce a un vino che mia madre aveva bevuto a Brindisi, in occasione della cena fatta dopo il primo premio ricevuto per una poesia, il monologo di una madre, intitolata Mamma non leggi? a lei dedicata. Il racconto inedito Trascent è stato selezionato e pubblicato, con altri, dall’Associazione Italiana Donne del Vino di Milano. Maggiori informazioni le trovate nel sito. Mi sono allungata, nel raccontare. Ritorno subito in carreggiata!
Ho scritto anche un copione teatrale, L’ultima recita, liberamente ispirato alla vita di Jacopo Linussio, filandiere friulano del ‘700, di Paularo, richiestomi e poi messo in scena dal regista della “Compagnia dei Rimasti”.
La mia Fenice, dietro le quinte, edito da MediaNaonis Narrativa, unico libro in prosa, racconta la storia vera di un attrezzista friulano di Polcenigo, Diego Del Puppo, che ha lavorato per vent’anni nell’attrezzeria del prestigioso teatro di Venezia, prima e dopo l’incendio. Ho scelto di dargli voce facendomi raccontare la sua esperienza, e poi rielaborandola e raccontandola in prima persona.
Io però mi sento poeta e mi ritrovo maggiormente in questa forma espressiva. Ho pubblicato libri di poesia in solitaria (come amo dire) e con altri autori, in antologia. Per queste e altre pubblicazioni vi rimando alle pagine dedicate.
Qui voglio solo accennare alla mia terzultima pubblicazione poetica Per piano solo, edita dalla casa editrice pordenonese Safarà. Il libro è un ringraziamento ai miei genitori per questo mio esserci. In allegato, in omaggio, ho voluto un CD di musiche classiche, con brani di Bach, Chopin, Grieg, Schumann, Debussy, che è un raccontare lo stesso sentimento con la voce della musica. I brani sono stati suonati dal Maestro Maurizio Baldin e digitalizzati da Gianni Zanchetta.
Questa pubblicazione fa emergere quanto la musica faccia parte della mia vita. Musica non solo ascoltata, insegnata, ma anche cantata, infatti sono stata parte del coro Gialuth di Roveredo in Piano, Maestro Lorenzo Benedet, per circa dieci anni.
Nel 2017 ho frequentato un corso annuale, organizzato dai clown dottori della Compagnia dell’Arpa a 10 Corde, all’ospedale pediatrico Burlo Garofolo di Trieste, per diventare anch’io clown dottore e poter fare volontariato. È stata una delle esperienze più belle, intense e formative della mia vita. La parte teorica era tenuta da medici, psicologi, infermiere, attori. I clown esperti erano i nostri tutori nel tirocinio. A fine percorso ho avuto il “battesimo del naso” e ho scelto il nome. Sono diventata la Dottoressa Muci Miao e ho fatto servizi sia a Trieste che a Pordenone. Con la pandemia, purtroppo, l’esperienza pordenonese si è interrotta. Fortunatamente continua a Trieste.
Questo uno scorcio di me, il resto è tutto nei miei versi.
Sono nata scrivendo, il cordone ombelicale era la mia prima penna.
Il tempo se lo mangiavano gli occhi
Geografia dei luoghi amati
Per piano solo
La mia Fenice
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